Potosí è una città della Bolivia tra le più alte al mondo, oltre 4 mila metri. Nell’epoca coloniale è stata la più popolosa e la più ricca di tutte le Americhe grazie alle numerose miniere del vicino Cerro Rico (Montagna Ricca) che hanno prodotto nei secoli oro e argento in quantità eccezionali.
Per tre secoli i lingotti d’argento e oro della Bolivia, hanno viaggiato verso l'Europa finanziando le casse della corona spagnola e non solo. Ma vi era un proficuo traffico anche in senso opposto : la deportazione dall'Africa di schiavi destinati al lavoro nella miniera in condizioni spaventose. Si calcola che, nei tre secoli di sfruttamento intensivo, le miniere di Cerro Rico abbiano causato la morte di otto milioni di schiavi indios e africani.
Come dicono i boliviani, Potosì è la città che più ha dato al mondo e che oggi possiede meno.
L’estrazione mineraria ha trasformato il luogo in un paesaggio lunare dove centinaia di ragazzi si guadagnano da vivere sfidando ogni giorno la miniera. La produzione giornaliera di un minatore, estratta con l’aiuto del piccone e della dinamite, è di circa duecento carriole.
Non vi sono orari di lavoro prestabiliti perché i minatori lavorano in proprio e chi più produce più guadagna. I volti degli indios quechua sono deformati dal perenne bolo di foglie di coca che aiuta a tirare avanti dodici ore senza mangiare. L’età minima per lavorare è di quattordici anni.

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